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Calcolo Matematico Precolombiano - (indice)
CALCOLO
MATEMATICO PRECOLOMBIANO. BARDI EDITORE
ISTITUTO ITALO-LATINO AMERICANO Piazza
Cairoli 3 00186 Roma Tel. 06 684921

LIstituto
Italo-Latino Americano, a seguito di un convegno
tenutosi il 21 ottobre 2003 nella sua sede, ha
pubblicato gli Atti a cura di Julio Macera dallOrso.
Il volume, edito da Bardi Editore sotto il titolo
Calcolo Matematico Precolombiano
contenente il frutto degli studi di alcuni
ricercatori italiani e latinoamericani relativi
al calcolo matematico delle civiltà dei mayas e
degli incas, verrà distribuito nelle librerie a
cominciare dal prossimo mese di novembre.
Scopo delliniziativa è quello di
diffondere i progressi realizzati in questo campo
e farli conoscere ad un vasto pubblico sia in
Italia che in America Latina, le quali seguono
con interesse le attività degli scienziati che
cercano di penetrare sempre di più la conoscenza
del nostro lontano passato.
Nel volume oltre alle relazioni presentate allIILA
di Nicolino De Pasquale, Maurizio Orlando,
Giuseppe Scollo e Arianna DAgata che
riguardano la matematica Inca e Maya, della di
Wilma Di Palma, direttrice del Museo della
Matematica del Comune di Roma, di Julio Macera
dallOrso, giornalista e storico, nonché
curatore del libro, di Antonio Aimi, americanista
ed eminente editorialista di Il Sole 24 ore, sono
presenti significative illustrazioni.
PRESENTAZIONE
VÍCTOR ALFONSO MALDONADO
...
e diceva il poeta:
No le creas a la ciencia...
Dice que no hay sirenas,
y esta noche, en sus aguas profundas,
Yo las oí cantar
Non
credere alla scienza. Soprattutto alla gelida
scienza degli archeologi o alle esatte deduzioni
dei matematici. Se stai per inoltrarti nel mondo
dei Maya o per perderti nei tortuosi labirinti
della cultura incaica, devi essere disposto a
mettere da parte il tuo bagaglio di conoscenze e
tornare a credere nel prodigio, perché non basta
lerudizione dei saggi né larroganza
intellettuale di un Yuri Knorosow per trasformare
in realtà ciò che fu un sogno. Sarebbe troppo
facile spiegare come sorse il Macchu-Picchu o
come fu costruita la città sacra di Chichén Itzá
sciorinando conoscenze arcane ed iniziatiche o
con la modesta immaginazione di meccanismi a noi
noti: che, stanchi di combattere scagliando
montagne, alcuni popoli ciclopici abbiano deciso
di costruire le proprie vette mi sembra una
spiegazione più plausibile delle teorie
semplicistiche dei saccenti esoterici i cui nomi
non voglio rammentare
Tuttavia, tra la scienza e il prodigio, tra la
certezza formale e il fascino della fantasia, un
compromesso lo dobbiamo pur trovare. Quando
percepiamo da vicino la magia di una stele di Copán
o il miracolo geometrico dellacropoli di
Tikal, con lo stesso rispetto con cui ci
avviciniamo agli architravi di Tiahuanaco o alle
mura inca del Cori Cancha, sentiamo ancora
aleggiare nellaria il respiro di un genio
creatore più umano che divino e in quanto tale,
più bello nella sua profonda fierezza mortale.
I paesaggi di pietra e la speranza dei luoghi che
secoli addietro furono culle di cultura, ci
schiacciano ancora con il peso della loro storia.
Ma dice bene Miguel Ángel Asturias quando
sostiene che
ci attestano la potenza
di quella civiltà in cui gli artisti, nel
momento della loro creazione, miracolosamente
trascesero lambiente, isolandosi dal mondo
sensuale che li attorniava: un mondo caldo,
profumato, in metamorfosi perenne tra fiori dinebriante
fragranza, balsami, muschi, propizi più al
diletto voluttuoso che al rigore delle discipline
mentali
Quegli uomini rozzi, abituati al caldo umido
della selva e ai rigori delle terre incolte dellaltipiano,
ci hanno reso depositari di opere belle,
profonde, la cui contemplazione ci induce al
silenzio. Sparse qua e là, in una vasta
geografia senza pari, le cittadelle seguono il
corso dei fiumi o il profilo della selva e del
deserto, strutture aeree, gracili, che con i loro
arabeschi imitano il passaggio delle nuvole,
piramidi a gradoni che si confondono nellorizzonte
con le vette più alte delle montagne circostanti.
Sicuramente non sono opera di maghi o di streghe
di paese. I giganti - perché di giganti si
trattava - che le immaginarono, progettarono e
costruirono, non avrebbero potuto erigerle se non
avessero avuto una profonda conoscenza del
calcolo matematico, sintesi delle conoscenze darte
e di scienze umanistiche. La loro capacità
creatrice sembrava non avere limiti: i loro
templi, i loro palazzi riccamente abbelliti, la
loro abilità nel plasmare con pari maestria sia
la forma astratta sia un condensato debbrezza
ornamentale di un unico dio uguale per tutti a
seconda dellanimo di colui che lo creava,
ci parlano di civiltà la cui profondità e il
cui significato non abbiamo ancora compreso del
tutto.
Allora non cera nulla - si legge
nelle prime righe del libro sacro dei maya -. Tuttintorno
era una landa desolata e sconfinata. Sopra le
pianure lo spazio giaceva immobile e sopra il
caos si adagiava limmensità del mare
La
visione magnifica della creazione racchiude in sé
tutto lo spettacolo della natura: gli alberi e la
catena montuosa, gli uccelli e i pesci, gli
uomini di fango, quelli di legno e infine anche
quelli di mais. Nel Popol Vuh non cè
nessun riferimento alle grandi città che furono
erette sul suo territorio. Nulla su come farle e
nulla, nessun cenno, per coloro che le avrebbero
costruite o che più tardi le avrebbero distrutte.
Come tutti i testi sacri anche il Popol Vuh serba
i propri segreti. Si direbbe che gli antichi dei
abbiano voluto cedere agli uomini il privilegio
di scoprirli.
Questi i motivi che hanno indotto un gruppo
ristretto di scienziati italiani e
latinoamericani a riunirsi qui a Roma, per
studiare i risultati delle loro ultime ricerche e
scoperte. Questa opera raccoglie i testi degli
interventi e le discussioni che hanno dato luogo
alle relazioni di Paolo Faiola, Wilma Di
Palma, Julio Macera, Nicolino De Pasquale,
Antonio Aimi, Maurizio Orlando, Corrado
Giannantoni, Arianna DAgata, Giuseppe
Scollo, Laura Laurencich Minelli, Maria Longhena,
Luis Fernando Magaña, José Mucía Batz, Ennio
Gareggio e Alessandro Lupo.
Questo libro appartiene a loro e a loro è
dedicato
PREMESSA
AMBASCIATORE PAOLO FAIOLA
Segretario Generale dellIILA
I
ritrovamenti di nuovi siti archeologici, le
scoperte di rari documenti inediti ed il continuo
e paziente lavoro degli studiosi, intenti a
completare il mosaico delle antiche civiltà dellAmerica
Latina, stanno dando un contributo sempre più
valido alla conoscenza di quelle culture che
fiorirono prima del 1492 nellarea
mesoamericana ed in quella andina.
Esaurita lauri sacra fames dei primi
tempi della scoperta, oggi scienziati
di ogni nazione, animati dalla ferma volontà di
approfondire lo studio di quelle civiltà, sono
intenti a chiarire taluni aspetti, tuttora
oscuri, della storia antica delle popolazioni
amerindie.
Il presente volume raccoglie le relazioni
presentate da studiosi latinoamericani ed
italiani al Convegno sul calcolo matematico
precolombiano, indetto dallIILA e
tenutosi nella sua sede il 21 ottobre 2003. I
testi qui riuniti si soffermano sulla matematica
maya e su quella degli incas e forniscono una
nutrita e originale informazione sullo stato
delle ricerche. Molte zone oscure rimangono ma il
lavoro dei ricercatori tenterà di scioglire gli
enigmi.
LIILA
ringrazia i relatori per la loro partecipazione
e, nel contempo, si augura di poter proseguire
nella diffusione della cultura latinoamericana
nei suoi molteplici aspetti al fine di rafforzare
i vincoli spirituali e materiali che uniscono lItalia
ai venti Paesi latini dellAmerica.
Ufficio
Stampa IILA Tel: 06 68492209 Fax: 06 6872834 e-mail:
stampa@iila.org www.iila.org
fonte: http://www.arcobaleno.net/attualita/ULTIMISSIME.HTM
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